"Spina e il suo territorio", piccola Samarcanda umbra/ presentato a Campello il prezioso libro edito dalla Proloco

 

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"Spina e il suo territorio", piccola Samarcanda umbra/ presentato a

Campello il prezioso libro edito dalla Proloco

 

Una ricerca archeolgica, documentale e antropologica, che potrebbe essere adottata come testo nelle scuole/ Il ruolo delle Proloco/ La critica a testi con fonti non verificate (Carlo Vantaggioli)- Lo scorso 1 dicembre, Repubblica.it ha pubblicato un interessante articolo  sulla vicenda di una decina di archeologi italiani che stanno lavorando da circa 3 anni in Iraq nell’area arechologica di Abu Tbeirah, nel governatorato di Nassirya, a pochi chilometri dalle rovine attribuite all' insediamento di Ur di Caldea, la mitica città dei Sumeri, parte anche della celeberrima epopea di Gilgamesh e della città di Uruk. L’articolo rende giustizia del lavoro prezioso che questi esperti italiani stanno compiendo per la salvaguardia del sito, aggiungendo al contempo anche una notevole quantità di nuove informazioni sulla storia del popolo dei Sumeri e del perché ad un certo punto della loro vicenda terrena sembrano essersi dileguati in men che non si dica.

Prendiamo spunto da questo piccolo spaccato di capacità ed ingegno italico per raccontare del successo dell’incontro dello scorso 29 novembre a Campello sul Clitunno, per la presentazione ufficiale del libro “Spina e il suo territorio-Storia, ambiente e tradizioni popolari”.
Il volume, edito dalla Proloco di Spina di Campello, è un prezioso compendio di ricerche interdisciplinari, sullo sviluppo di un territorio che nella sua evoluzione ha accompagnato di pari passo quello della Valle Umbra, con un occhio particolare alla radice storica testimoniata da documenti importanti e preziosi, ad esempio, come lo Statuto comunale di Spina del 1462 (ricerca del Dott. Giuseppe Guerrini ndr.), o come l’importante lavoro di ricerca archelogica che ha ricostruito le condizioni e l’importanza dell’area, come forse prima non era mai accaduto. Nel libro, presentato a Palazzo Comunale, con la partecipazione delle autorità, il sindaco Paolo Pacifici, la consigliera provinciale Laura Zampa e il presidente della Proloco di Spina, il dinamico Santino Fortunati, erano presenti anche 3 importanti studiosi umbri che hanno offerto al pubblico che gremiva la sala comunale (molte le persone purtroppo rimaste fuori ndr.), un loro intervento di natura scientifica, il Dott. Mario Pagano della Spraintendenza Archeologica dell'Umbria, il Prof. Romano Cordella, studioso in Storia Locale, e il Prof. Luciano Guglielmo Giacchè, Docente alla Facoltà di Agraria dell'Università di Perugia. Le relazioni presentate hanno ognuna affrontato un ambito diverso trattato dal libro, con approfondimenti del Dott. Pagano sulla parte archeologica, con una analisi puntuale del Prof. Cordella di alcune tesi storico- documentali proposte nel libro dall’intervento del direttore dell’Archivio di Stato, Luigi Rambotti, ed infine con il lavoro di ricerca socio-antropologica del
Prof. Luciano Giacchè, che nell’analizzare il testo e le fonti del libro “Spina e il suo territorio”, ha anche mostrato al pubblico con l’ausilio di alcune diapositive e con una deliziosa verve critica, una comparazione di alcune di queste fonti con quelle di una recente pubblicazione, “La Valnerina com’era. I Paesi e la Gente. Un Viaggio fra i frammenti della Storia”, di Angelo Aramini, edita grazie anche al contributo di alcuni importanti enti regionali. Per la cronaca, le fonti ritenute attendibili dal Prof. Giacchè sono quelle del libro pubblicato dalla Proloco di Spina, aprendo di fatto una querelle scientifica che non ha mancato di destare attenzione e commenti anche tra il pubblico presente a Campello.
Parole di apprezzamento per il valore della pubblicazione sono arrivate da tutti gli studiosi presenti i quali hanno concordato su una ipotesi di lavoro affascinante.
Tutto ciò che è ricerca e storia locale giace spesso abbandonata negli archivi, e solo pochi studiosi spendono molto del loro tempo (anni) per spulciare le carte e trovare nuovi motivi di interesse. Di pubblicare poi, meglio non parlare per la fatica improba nella ricerca di fondi. Ogni volta che ciò è stato fatto, come nel caso del libro presentato, si sono subito aperte nuove frontiere di studio e nuovi motivi di ricerca ulteriore per comprendere e divulgare. Ecco, proprio il termine divulgare diventa la chiave di volta della proposta, ovvero offrire questi testi alle scuole del territorio. Testi, che a questo punto è sbagliato definire solo “locali”, che invece diventano fondamentali per la comprensione di alcuni fenomeni generali attraverso un lavoro scientifico di primo piano fatto sul campo. In questa prospettiva va inquadrato l’accorato appello di Luigi Rambotti, affinchè lo “scrigno prezioso”, dell’Archivio di Stato di Spoleto, venga aiutato a vivere, in modo che la mole enorme di documenti presenti, possa essere consultata agevolmente e con costante disponibilità. Le lusinghiere parole degli addetti ai lavori, fanno giustizia anche di un altro luogo comune, ossia quello che le Proloco siano dedite “tutte” a feste e sagre con l’intento di autofinanziarsi per sopravvivere a se stesse, con scarsi risultati in termini di valorizzazione dei territori a cui si ispirano. Ci si deve invece ricredere, poiché nel caso Della Proloco di Spina, molti dei guadagni accantonati con la ormai famosa Sagra del Tartufo estivo, sono finiti proprio a finanziare una parte consistente
delle spese di pubblicazione di questo testo, fortemente voluto e studiato per dare voce a quei ricercatori e studiosi che agiscono molto spesso in silenzio salvando frammenti della nostra storia da un oblio certo. Ecco perché citare i 10 archeologi che studiano e salvano le rovine di Ur è anche un modo di esaltare e far capire che quella vicenda è comune ad altre in tutto il territorio nazionale e che da questo tipo di lavoro possono arrivare grandi soddisfazioni, anche in termini di crescita di imprese e di addetti, forse anche più che dalla costruzione di un ponte megagalattico o di una nuova quanto inutile autostrada, visto il materiale inesplorato o da ristrutturare nel patrimonio culturale italiano.
Chissà che da Spina di Campello, piccola Samarcanda umbra, non parta un progetto utile per il territorio, avendo dimostrato di saper spendere bene i soldi propri e di aver dato fiducia a studiosi e ricercatori capaci e coscienti delle loro conoscenze.