Notizie sul Tartufo

Il tartufo è un fungo che vive sottoterra, a forma di tubero costituito da una massa carnosa, detta “gleba”, rivestita da una sorta di corteccia chiamata “periodo”.

il tartufo è costituito in alta percentuale da acqua e da sali minerali assorbiti dal terreno tramite le radici dell’albero con cui vive in simbiosi: infatti, quello nero nasce e si sviluppa vicino alle radici di alberi, principalmente quelle del pioppo, del tiglio, della quercia e del salice, diventando dopo la formazione un vero e proprio parassita. Le caratteristiche di colorazione, sapore e profumo dei tartufi, saranno determinate dal tipo di alberi presso i quali essi si sviluppano. Ad esempio i tartufi che crescono nei pressi della quercia, avranno un profumo più pregnante, mentre quelli vicino ai tigli, saranno più chiari e aromatici. La forma, invece, dipenderà dal tipo di terreno: se soffice, il tartufo si presenterà più liscio; se compatto, diventerà nodoso e bitorzoluto per la difficoltà di farsi spazio. Il Tarufo e’ classificato in diverse specie: il “magniatum pico”, nome volgare tartufo bianco; il “melanosporum vit”, nome volgare tartufo invernale, il “tuber aestivum” nome volgare tartufo estivo.

 

Il Paese

Con il nome di Spina sono indicati due nuclei abitati posti uno prima del valico, sul versante spoletino ed uno dopo, sul lato che discende verso Cammoro. Il primo, piccolo e vivace centro abitato denominato Spina Nuova è situato nel comune di Campello a 800 mt. sul livello della mare. Il secondo, Spina Vecchia, deve probabilmente il nome al castello sorto tra il XII e XIII secolo.

Il Calore nella stagione estiva si estende in media a + 28° e solo raramente per brevi periodi supera il + 30°. Nell'inverno il termometro scende ad una media di + 7°; raramente, anche nelle mattine più fredde tocca lo 0°, tanto che di rado si vede la neve. Mai gli inverni sono rigidi e lunghi; ed ai primi di febbraio, quando le vette dei monti vicini sono ancor coperti di neve, si sentono i tepori primaverili, che, unitamente al più bel sole ed al più limpido ed azzurro cielo vi rendono delizioso il soggiorno.

La flora e la fauna sono ricchissime. Il territorio della Spina per la maggior parte è coperto di boschi formati da Carpino, Elce, Cerro, Faggio, Leccio, Roverella e Pino d'Aleppo. Le colline sono popolate dal Gatto selvatico, il Lupo, l'Istrice, l'Aquila reale, il Biancone, il Lanario, il Cinghiale, la Poiana, il Falco Pellegrino, il Gheppio e dallo Sparviero.

Spina di Campello sul Clitunno

La chiesa di San Marco e San Lorenzo

La chiesa parrocchiale dedicata ai SS. Marco e Lorenzo, dalla struttura a capanna, edificata probabilmente nel sec. XV, si trova a Spina Nuova, lungo il percorso della strada; recentemente gli affreschi interni hanno subito un accurato restauro.

I dipinti sono di un anonimo pittore della prima metà del ‘700 di probabile formazione locale o marchigiana: era sicuramente un pittore girovago, si fermava nei paesini e realizzava su commissione queste modeste e popolari immagini sacre. I dipinti sono delle tempere realizzate direttamente sul muro senza l’uso di sinopie né di spolvero. Il pittore ha tracciato direttamente sul muro il disegno con il carboncino o la matita e poi ha provveduto alla sua colorazione con terre naturali.

Probabilmente dopo l’ennesimo terremoto ed ennesimo restauro della chiesa, il parroco e gli abitanti della comunità affidarono il compito al pittore di decorare la loro chiesa.

Sulla destra dell’altare viene raffigurato un santo che tiene in mano un bordone, probabilmente San Giacomo o San Cristoforo. Sulla Sinistra vi è raffigurato San Antonio da Padova e il Bambinello, che curiosamente siede sul testo sacro. Nella parete di sinistra ad incorniciare l’altare laterale il pittore dipinse una bella cornice con racemi e fronde e ai lati si può leggere ancora una singolare immagine di San Lorenzo con in mano la graticola simbolo del suo martirio e dall’altra parte i resti di una santa di cui non si può stabilire “chi fosse” per mancanza di elementi. In fondo alla parete di destra l’anonimo pittore dipinse una grande scena andata quasi totalmente perduta, probabilmente vi era raffigurata la Vergine in Gloria e Santi: ha i suoi piedi inseriti in un’ampia cornice arquata.